Cerca nel blog

venerdì 3 giugno 2011

Antonio Ragone su Agave di Cinzia Marulli (LietoColle 2011)

Recensione pubblicata sul sito della LietoColle:


L’agave fiorisce e muore: non si può non partire da tale affermazione per parlare di questa raccolta di poesie di Cinzia Marulli Ramadori. È qui la chiave di lettura che ci permette di entrare all’interno dei suoi versi, leggerli, nutrirsene e analizzarli. Vi si nota una decisa esigenza di “acqua” intesa come elemento purificatore d’una società, quella attuale, che ha imposto regole difficilmente condivisibili e quindi del tutto incapaci di rendersi vivibili. Son tanti i guasti che si riflettono nell’animo dei poeti, attenti e sofferenti spettatori, costretti ad immergersi nei meandri labirintici di mille domande già nella consapevolezza di non trovar risposte. Da questa asserzione ha origine l’inquietudine, l’ansia di voler contrapporre a codesti valori artefatti quelli veri, capaci di colmare-riempiere il vuoto del cratere dell’umanità. C’è dunque una “radice” umana da ripristinare, giacché disturbata da effetti negativi, alla quale Cinzia anela di poter ricondurre ogni principio dell’esistenza, affinché possa ritornare degna d’esser ri-definita tale. La “radice” è l’origine della vita, quel “ventre” da cui ripartire, il grembo che genera la vita, dove l’acqua è indispensabile per nascere, crescere, svilupparsi, e poi morire. Come l’agave, appunto. Non è forse il compito primordiale d’ogni cuore pulsante essere come te, agave, “come pianta /rampicante / avvinghiandoti alla vita / nel fiore esprimesti / il tuo sentire”?. L’agave, dunque, come metafora della vita che deve portare al compimento d’una realtà migliore, così come Cinzia utilizza l’inchiostro di cui la poesia si serve per conciliare desiderio e ragione, dove anche l’utopia ne è virtuosa complice al fine d’ elevare la passione d’una tesi civile, descritta con decorosa cura, attraverso l’utilizzo di pregevoli scelte stilistiche. Si fanno molto apprezzare i versi dove il ritmo metrico si congiunge con sincera partecipazione al dramma civile: si vedano “Si straziano i silenzi” e “Aria; in quest’ultima è interessante notare come ritorna, in maniera del tutto autonoma, originale e personalissima, il tema “rosa-spina”: “il lento perpetuare del dolore… / nel rosso setare della rosa / e nell’acuto pungicare delle spine”. La poesia di Cinzia è poesia che attira e attrae, è come essere davanti al mare seduti, confondersi nei suoi flutti e perdersi nell’orizzonte dei pensieri (Maestrale), come quando ci si rispecchia nell’acqua (“Acqua”), dove solo si può scorgere il vero volto dell’amore.


Nessun commento:

Posta un commento