Cerca nel blog

venerdì 3 giugno 2011

Cinzia Marulli: prefazione a "Avidamente Vivo" di Luana Trabuio (Estro-verso Edizioni).

Un Inno alla Vita
di 
Cinzia Marulli

Leggere un libro di poesie significa entrare nella vita e nell’intimità del poeta, perché chi scrive non può, anche volendo, estraniarsi da se stesso, andare oltre il proprio pensiero. Come dire che ogni parola scritta è filtrata nella propria mente e nel proprio cuore attraverso una sottilissima rete composta da anni di esperienze vissute, dalla cultura del nostro tempo e del nostro luogo, dalle credenze religiose e filosofiche, dalle dottrine della nostra famiglia e dei nostri insegnanti. 
Quindi noi siamo quello che scriviamo o almeno una parte di noi è rinchiusa nelle parole, nei versi che abbiamo scritto e che scriveremo.
Il poeta, che sente irrefrenabile dentro di sè il bisogno di tramutare in inchiostro i moti della propria anima, compie un gesto di liberazione e di creazione nello stesso tempo. Ed è proprio ciò che ha fatto Luana Trabuio quando, quasi inconsapevolmente, ha scritto e realizzato la sua opera prima, ovvero la sua prima silloge di pensieri e poesie intitolata “Avidamente Vivo”.
La poetessa ha tramutato in parole scritte le sue esperienze, la sua sofferenza, la sua delusione e la sua insoddisfazione, ma anche la sua speranza e la sua grande forza interiore tanto da scegliere un titolo estremamente significativo ed emblematico. Avidamente vivo sintetizza in soli due termini la sua conquista interiore avvenuta proprio attraverso la conoscenza di sè e del suo mondo, consapevolezza acquisita anche grazie alla scrittura di quest’opera.
Le poesie di Luana Trabuio percorrono un’esistenza giovane, poiché la poetessa stessa è giovanissima, ma intensa di emozioni e vissuta con sguardo acuto verso il mondo circostante. Ecco, quindi, che le liriche all’interno dell’opera si alternano tra di loro: alcune profondamente intimistiche, altre rappresentanti la realtà circostante vista con estrema acutezza ma sempre con una prospettiva ottimistica.
Particolare importanza assume nella poetica dell’autrice la figura della “madre”. Una madre amata ed odiata, anelata e respinta allo stesso tempo. Troviamo poesie come “Torna da me…” , “Ti voglio bene”, nelle quali è evidente il desiderio profondo di ritrovare un rapporto benevolo e reciproco. Le parole sono meste nei momenti del ricordo per diventare poi forti, se non addirittura dure,  nell’affrontare la presente separazione. Ma non dobbiamo soffermarci su questa lettura superficiale, perché la “madre” non è solo la genitrice, ma diviene nelle poesie della scrittrice, un simbolo, una metafora che racchiude in sé tutto il male del mondo come si evince chiaramente nella poesia “Cara Mamma”, dove la “madre” diventa “matrigna” simboleggiando l’indifferenza di fronte all’ostilità della vita, agli avvenimenti avversi, ai dolori.
La figura della “madre” vera e propria e di quella metaforica si confondono nelle liriche della poetessa esprimendo così una grande sofferenza e senso di solitudine.
Appare però in qualche poesia ( “Sei… “, “Lettera a Marcel”, “ Grazie”) una figura misteriosa, mai denominata chiaramente, ma che di sicuro rappresenta la speranza, la gioia, il desiderio di vita, anzi, forse addirittura si potrebbe parlare di una “figura salvifica” che dà sostegno e reca speranza anche di fronte ai dolori più grandi ed all’amara incertezza del futuro. Potrebbe trattarsi di una persona fisica, di un innamorato o di un amico, ma più di tutto credo che si tratti dell’Amore, visto come fonte di guarigione per i mali interiori e per i mali del mondo, l’amore sorgente di speranza e di luce.
Ma da dove viene tutto il dolore che ritroviamo nei versi dell’autrice? Certamente dalle esperienze familiari e della vita, ma non solo. Alcune poesie (“Avidamente, Vivo”,  ma più di tutto “S M” che non sono altre che  le iniziali di “sclerosi multipla”) ci lasciano capire che qualcosa di più cupo si è affacciato nella sua esistenza. Un dramma, una malattia con la quale fare i conti giorno dopo giorno e che la poetessa, con la sua forza interiore, sfida con un coraggio che forse neanche lei stessa pensava di avere. Ed è proprio dalla presa di coscienza della malattia che Luana Trabuio ha smesso di trascorrere le giornate nel silenzio ed ha deciso che era arrivato il momento di vivere… avidamente.
Ritengo questo libro un’opera di speranza e di forza. E’ un messaggio profondissimo verso tutti coloro che ogni giorno devono lottare con una malattia devastante, ma anche e soprattutto verso tutte le persone che sprecano la loro esistenza dietro a false problematiche e a illusorie devastazioni mentali.
“Avidamente, vivo” è un inno alla vita.





Nessun commento:

Posta un commento