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sabato 9 luglio 2011

Nina Maroccolo su Agave di Cinzia Marulli

Quando ci troviamo di fronte a una pagina come quella di Cinzia Marulli, è un attimo scivolare nella voragine superficiale, quanto insensata, del: “Scrive in modo facile, semplicistico, diretto”. Accenti preliminari del tutto errati. Almeno per me.
Nella storia della letteratura molti dei “grandi” sono stati così tatuati, quando possedevano, al contrario, un tono [dono] di scrittura solo “apparentemente” semplice e diretto.
Cito, fra gli italiani, Attilio Bertolucci. Per gli stranieri: Kikuo Takano.
Quando leggo Cinzia penso a loro, ovviamente nella diversità stilistica e tematica che sono proprie di una “voce”.
La loro profondità era infinita. Sapevano cogliere il minimo dettaglio per poi trasformarlo mediante un prodigio alchemico. Quel dettaglio [quello, non un altro] era il pretesto per arrivare al giusto compimento dell’Idea.
In Cinzia si compiono riti di passaggio: idea – ideale – idealità – concetto / nascita – vita – morte, e poi nascita – vita – morte. Trascendere parole-chiave, immagini-chiave, concetti-chiave: senza usare il chiavistello come finalità.
La poesia di Cinzia raggiunge una concretezza sublime. L’emanazione di quei valori [lacci d'amore universale] è conquista durissima. Numerosi sono i passaggi, e numerosi sono i testi, dove l’autrice dà cenni a una materica, drammatica espressività.
Lo fa giungendoci soffio, sospiro, battito d’ala… sospesa tra cielo e terra.
A volte mi chiedo: Quale “voce” sceglierà? L’altezza soprana del cielo o il precipizio baritonale sul suolo della realtà?
E’ bella, Cinzia, quando raggiunge il silenzio del Fuji. Un silenzio rarefatto, impensabile, se ci soffermiamo su quell’orchestrale amabile sorriso; o sulla genesi della speranza impressa sul suo volto.
I versi aperti sono chicchi di riso sul palmo della sua poetica. Ce li consegna con umiltà, inondandoci di amore. Dietro questa forte necessità di amare [e si ama così tanto, credo, per l'inconsapevole necessità d'essere amati] io sento, comunque, una donna che ha scelto l’agave come simbolo.
Il duale Vita/Morte s’equiparano come non mai.
*
Lasciati attraversare dall’acqua.
Lasciati attraversare.
Atman.
Un abbraccio,
Nina***

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